In linea con gli aforismi di Ippocrate “Lascia che il cibo sia la tua medicina e la medicina sia il tuo cibo” e “Tutte le malattie iniziano nell’intestino”, recenti studi hanno suggerito che le diete sane dovrebbero includere alimenti fermentati per potenziare i microrganismi vivi nel nostro intestino. I consumatori ora richiedono sempre più spesso questo tipo di alimenti e i cibi fermentati, in prima fila i diversi tipi di yogurt, hanno ormai guadagnato una grande popolarità.
Tuttavia, alcuni settori della popolazione, come gli allergici alle proteine del latte, gli intolleranti al lattosio e i vegani non possono consumare latticini. Pertanto, è sorta la necessità e l’opportunità di mercato di offrire ai consumatori un’alternativa ai prodotti lattiero-caseari fermentati, esplorando nuove matrici non casearie come portatori di probiotici.
Un’alternativa è possibile
Una revisione (“Non-Dairy Fermented Beverages as Potential Carriers to Ensure Probiotics, Prebiotics, and Bioactive Compounds Arrival to the Gut and Their Health Benefits”), condotta in Spagna da un gruppo di ricercatori della Miguel Hernández University a Orihuela e pubblicata sulle pagine di Nutrients, ha esplorato i vantaggi di bevande a base di legumi, cereali, pseudocereali, frutta e verdura come potenziali vettori di composti bioattivi generati durante il processo di fermentazione, di sostanze prebiotiche e di diversi batteri probiotici.
«Questi prodotti – scrive María José Frutos, autrice corrispondente dell’articolo e professoressa di Scienze e tecnologia degli alimenti – costituiscono una buona alternativa alle matrici lattiero-casearie, per la loro composizione nutrizionale e funzionale e la loro digeribilità. È stato dimostrato che la fermentazione di queste matrici vegetali può migliorarne la conservabilità e la sicurezza grazie agli acidi organici generati durante il periodo di fermentazione. Inoltre, in tutte le matrici recensite, le concentrazioni di probiotici sono risultate superiori al minimo raccomandato» conclude la professoressa.
Articolo di FarmaciaNews – di Renato Torlaschi