La ricerca ha analizzato la coorte ORCHESTRA con dati su casi di sindrome da cinque paesi, compresa l’Italia
La sindrome Long Covid caratterizzata da dolore cronico e quella che si manifesta con sintomi respiratori sono le due associate a peggiore qualità di vita. A mostrarlo è uno studio internazionale che ha valutato la classificazione dei fenotipi del Long Covid, la sindrome post-infezione da virus SARS-CoV-2 che persiste oltre due mesi dalla manifestazione acuta della malattia, in base all’impatto sulla qualità di vita. A condurre la ricerca è stato un gruppo internazionale, guidato da Elisa Gentilotti ed Evelina Tacconelli dell’Azienda Ospedaliera Integrata di Verona, che ha pubblicato, su eClinicalMedicine, i risultati di un’analisi di casi raccolti nell’ambito della coorte ORCHESTRA.
La sindrome Long Covid si manifesta entro tre mesi dalla fase acuta
Il Long Covid è una condizione prevalente, diffusa a livello globale, che interessa, secondo i criteri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), persone con infezione da virus SARS-CoV-2 probabile o confermata. La sindrome deve manifestarsi entro tre mesi dalla fase acuta della malattia, con sintomi che durano da oltre due mesi, non spiegabili da diagnosi alternative. Tra i sintomi comuni ci sono: respiro corto, stanchezza e declino cognitivo che possono persistere dopo il Covid, insorgere dopo l’infezione o essere recidivanti. Diversi studi hanno riportato che le persone in convalescenza dopo il Covid con sintomi persistenti nella fase post acuta dell’infezione vivono con una qualità di vita inferiore.
Lo studio internazionale con i dati della coorte ORCHESTRA
Per la ricerca sui fenotipi del Long Covid, il team ha raccolto dati dalla coorte ORCHESTRA, una ricerca che coinvolge 37 partner da 15 paesi e punta a produrre solide evidenze su prevenzione e trattamento del Covid-19. Per lo studio, in particolare, Gentilotti e colleghi hanno valutato la prevalenza di Long Covid e la gravità della sindrome, in base a fenotipo e qualità di vita usando i criteri dell’Oms. I dati sono stati raccolti tra il 2020 e il 2022 in cinque paesi: Francia, Spagna, Olanda, Argentina e Italia. I partecipanti, 1.796 persone dai 14 anni in su, sono stati seguiti a tre, sei e 12 mesi dalla diagnosi di Covid-19. Il 57% del campione era formato da uomini e il 43% era di età compresa tra 41 e 60 anni. Inoltre, il 57% soffriva di almeno un sintomo di Long Covid a 12 mesi dall’infezione.
I fenotipi identificati e l’impatto sulla qualità di vita
Dall’analisi i ricercatori hanno evidenziato i seguenti fenotipi clinici del Long Covid: sindrome da simil-stanchezza cronica (CF), con perdita di memoria, stanchezza e mal di testa, nel 42% delle persone; sindrome respiratoria (RE), con dispnea e tosse, nel 23% delle persone; sindrome neurosensoriale (NS), con alterazione di senso del gusto e dell’olfatto, nell’11% dei casi; e sindrome da dolore cronico (CP), con mialgia e artralgia, nel 22%. Inoltre, le donne sarebbero più a rischio di sindromi da stanchezza cronica, neurosensoriali e da dolore cronico, mentre il trattamento precoce con anticorpi monoclonali, le vaccinazioni e la terapia con corticosteroidi per i casi lievi e gravi sarebbero efficaci, rispettivamente, per qualsiasi fenotipo, per la sindrome da dolore cronico e per la sindrome neurosensoriale. Infine, la qualità di vita peggiore è stata osservata tra le persone con sindrome da dolore cronico e da sintomi respiratori.
Articolo di Farmacista33 – di Sabina Mastrangelo