I bambini sono molto più sensibili degli adulti all’effetto degli inquinanti; il danno è maggiore se l’esposizione avviene in età precoce. L’embrione, il feto, il neonato e il lattante sono molto più vulnerabili. Quasi tutti gli inquinanti sono in grado, per esposizione durante la gravidanza, di attraversare la placenta.
I bambini sono più esposti agli inquinanti perché in proporzione al peso corporeo mangiano, bevono e inalano più aria rispetto ad un adulto. Inoltre, hanno atteggiamenti che facilitano il contatto con le sostanze sparse nell’ambiente: gattonano, portano gli oggetti alla bocca, respirano l’aria delle zone più basse (più ricca di inquinanti).
L’esposizione a inquinamento ambientale nelle prime fasi della vita getta le basi per lo sviluppo di malattie nell’età adulta, come quelle neurodegenerative (es. Morbo di Parkinson o Alzheimer), cardiovascolari e metaboliche, obesità, diabete e cancro. L’esposizione a sostanze chimiche durante lo sviluppo fetale e nei primi anni di vita aumenta il rischio di disturbi del neurosviluppo (es. disabilità cognitiva, disturbi della comunicazione, disturbi dello spettro autistico). Negli anni 2000 – 2002 negli Stati Uniti un bambino ogni 150 aveva un disturbo dello spettro autistico, nel 2017 la frequenza di questi problemi era di un bambino ogni 42.
Ridurre l’esposizione dei bambini agli inquinanti è un imperativo categorico se vogliamo salvaguardare la salute delle generazioni future e dell’intero genere umano.
Articolo di Apoteca Natura