Il termine “reazione avversa al cibo” (RAC) indica qualsiasi reazione clinica anomala derivante dall’ingestione di alimenti o additivi alimentari, e la sua natura può essere classificata come tossica o non tossica.
Il primo tipo è associato a sostanze che sono componenti alimentari naturali, o che risultano presenti dopo la preparazione dell’alimento o a causa della sua contaminazione; può interessare qualsiasi individuo ed è dose-dipendente.
Al contrario, le reazioni avverse al cibo di natura non tossica dipendono dalla predisposizione del soggetto e sono classificate come intolleranze alimentari o allergie alimentari.
Le intolleranze alimentari, che nell’uomo rappresentano la maggior parte delle RAC, includono le reazioni enzimatiche e quelle derivanti dalle proprietà farmacologiche degli alimenti.
Le allergie alimentari sono risposte immunitarie anomale all’alimento ingerito e sono specifiche e riproducibili. Nell’uomo, queste risposte possono essere IgE-mediate, non IgE-mediate, o miste.
Le risposte IgE-mediate sono quelle maggiormente studiate e includono: orticaria e angioedema, rino-congiuntivite, edema laringeo, disfonia, sindrome allergica orale, segni gastrointestinali, anafilassi sistemica e anafilassi indotta dall’esercizio fisico.
Il gruppo dei disturbi non IgE-mediati comprende: dermatite erpetiforme, sindrome enterocolitica, colite, proctite, reflusso gastroesofageo, malattia celiaca ed emosiderosi polmonare. La categoria di ipersensibilità mista comprende: dermatite atopica, disturbi eosinofilici esofagei e gastrointestinali, e asma.
Nel cane è più difficile fare questa differenziazione, sia perché non esistono studi sufficienti sui meccanismi patogenetici delle RAC, sia perché le manifestazioni cliniche non sono eterogenee come nell’uomo, e il quadro clinico è spesso sovrapponibile. Inoltre, non esiste un test accurato per la loro diagnosi e differenziazione, motivo per cui questo gruppo di allergie canine riceve il termine più generico di “reazioni avverse al cibo”.
La RAC è la terza allergia cutanea canina più comune. Si stima che, in una dieta di eliminazione, circa il 25-30% dei cani mostri una risposta alla variazione alimentare e abbia quindi una diagnosi di reazione avversa al cibo. Una recente revisione sistematica ha segnalato che la prevalenza della RAC variava a seconda del tipo di diagnosi emessa: 1-2% di qualsiasi diagnosi; 0-24% tra le dermatiti; 9-40% dei cani con prurito; 8-62% dei cani con qualsiasi condizione allergica cutanea; 9-50% dei cani con lesioni cutanee suggestive di dermatite atopica.
Tuttavia, la diagnosi di reazione cutanea avversa al cibo è confermata solo dalla recidiva dei sintomi dopo test di provocazione con l’alimento responsabile della reazione. Non tutti gli studi pubblicati includevano test di provocazione ed è quindi possibile che la RAC sia sovra-diagnosticata; infatti, molti animali rispondono perché il nuovo alimento è di qualità superiore, o grazie ad altri interventi terapeutici (es. trattamenti antiparassitari, antimicrobici o con shampoo) forniti in combinazione con l’alimentazione.
I meccanismi patogenetici della RAC non sono del tutto compresi. Il tratto gastrointestinale viene continuamente esposto ad antigeni estranei derivanti dagli alimenti, dal microbiota o da patogeni e, sebbene alcuni di questi antigeni siano innocui, altri sono pericolosi e devono essere rimossi.
Qualsiasi varco nella barriera mucosale promuove l’infiammazione locale e aumenta l’interazione tra l’antigene luminale e il sistema immunitario mucosale. Nell’animale sano, l’attivazione linfocitaria avviene solo quando un allergene potenzialmente pericoloso entra in contatto con il sistema immunitario. Al contrario, quando viene identificato un allergene esterno ma non pericoloso (come, ad esempio, un allergene alimentare), vengono messi in atto vari meccanismi per indurre la tolleranza.
Il processo che inibisce l’attivazione linfocitaria è chiamato tolleranza orale, ed è oggi noto che coinvolge meccanismi multipli; uno dei fattori determinanti principali è rappresentato dalla dose di antigene ingerita.
Dosi basse favoriscono l’induzione dei linfociti T regolatori, mentre dosi più elevate favoriscono l’induzione dell’anergia o della delezione, anche se questi processi non sono esclusivi e potrebbero avere funzionalità sovrapposte. Sebbene questi meccanismi siano molto
efficienti nella maggior parte della popolazione, singoli soggetti possono sensibilizzarsi contro gli alimenti per scarsa induzione della tolleranza orale o cedimento nella tolleranza orale stabilita.
Attualmente non è del tutto compreso il motivo di queste risposte anomale, ma è chiaro che la causa è multifattoriale, coinvolgendo fattori legati all’ospite e agli alimenti.
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Dott.ssa Elisa Buttafava