Vi è una sostanziale differenza tra tartarughe di terra e tartarughe d’acqua: i proprietari di queste ultime dovranno mettere in conto una longevità molto inferiore, che si aggira sui trent’anni.
Consideriamo innanzitutto che la vita media di una tartaruga d’acqua lasciata nel proprio habitat naturale, sia di vent’anni.
Ciò avviene a causa dei percoli a cui l’ambiente le sottopone: la grande maggioranza delle morti non deriva infatti da fattori biologici, ma da attacchi derivanti dai predatori, la chiusura dell’animale in cattività potrebbe garantire un prolungamento della loro vita, poiché vengono sottratte ai rischi naturali.
Ci sono casi infatti, in cui sono riuscite a sopravvivere sino ai quarant’anni.
Prendersi cura delle tartarughe dovrebbe implicare un dovere morale per l’allevatore di informarsi di quelle che sono le necessità dell’animale, senza dare nulla per scontato.
La loro tranquillità e pacatezza le rendono invece uno degli animali domestici più diffusi perché viene erroneamente creduto che l’impegno per il loro allevamento sia ridotto. In sé non è del tutto scorretto, nel senso che non hanno grandi necessità, ma i piccoli accorgimenti devono essere conosciuti e applicati. Parliamo prima di tutto dell’errore che chi si approccia per la prima volta alle tartarughe commette.
Attirati dalla loro dolcezza, spesso si comprano queste piccole creature illudendosi che rimangano sempre di quelle dimensioni.
Le tartarughe sono invece animali abbastanza grandi, anche se le dimensioni effettive dipendono dalla specie di appartenenza. La maggior parte di esse arriva a circa30cm. Tutte le tartarughe d’acqua dolce sono onnivore, significa che l’alimentazione deve essere molto varia. Si nutrono infatti di pesce, crostacei, molluschi, insetti, carne, verdura e frutta. Bisogna prestare attenzione a fornire all’animale tutti gli elementi nutrizionali con il giusto equilibrio, ricorrendo agli integratori nel caso in cui vi sia qualche carenza.
È sempre preferibile ricorrere a molto pesce e molta verdura, mentre il cibo essiccato dovrebbe essere tralasciato.
Importante è sapere che le tartarughe non devono mangiare molto per via del loro apparato digerente. Il giusto fabbisogno si aggira attorno ad una quantità che non deve essere fornita nemmeno quotidianamente anche ogni due o tre giorni se adulte. Una cattiva alimentazione è il principale fattore scatenante di patologie.
Troppo spesso infatti si verifica una carenza di vitamina A o di calcio. Ciò si traduce in infiammazioni a livello cutaneo, problemi alle vie respiratorie, agli occhi, all’apparato digerente o al carapace dell’animale. Le cure generalmente si basano su delle pomate o degli antibiotici da applicare direttamente sulla parte ammalata del rettile.
Le tartarughe sono influenzate dal clima e dall’ambiente.Essendo infatti dei rettili, non possiedono calore proprio ma lo traggono
dall’esterno. Hanno quindi necessità che vi sia un calore costante di ventotto gradi, il quale permette il funzionamento delle normali attività del metabolismo. Con l’avvicinarsi dell’autunno invece cominciano ad entrare in fase di latenza.
Se si nota una certa pigrizia nell’animale è proprio perché si stanno preparando al letargo e stanno riducendo progressivamente le loro funzioni metaboliche.
È da considerare che la temperatura necessaria perché questo avvenga deve essere inferiore ai dieci gradi, altrimenti non entrerebbero mai in ibernazione e rimarrebbero sempre nella fase di latenza che, se prolungata, ne causerebbe la morte.
Per qualsiasi chiarimento sempre rivolgersi al proprio veterinario di fiducia.
#tartarughedacqua
Dott.ssa Elisa Buttafava