Da Aifa il primo rapporto OsMed dedicato al tema. Un testo utile da consultare, dal quale emerge che le prescrizioni sono in linea con la scelta di principi attivi compatibili con la gravidanza
L’Agenzia italiana del farmaco si è presa carico di un imponente lavoro di raccolta dati, analisi e studio dell’uso dei farmaci in gravidanza in Italia, sfociato nella pubblicazione del primo rapporto OsMed dedicato. Il volume, dal titolo L’uso dei farmaci in gravidanza. Rapporto Nazionale, è stato presentato in diretta Youtube sul canale di Aifa.
Nell’intento degli organizzatori e di tutti coloro che hanno partecipato alla stesura, le 450 pagine del Rapporto nazionale non devono rimanere lettera morta, ma servire da consultazione e da aggiornamento per tutti gli addetti ai lavori.
I dati sulle prescrizioni
Dal rapporto emerge che il 73,1% delle donne ha ricevuto almeno una prescrizione durante la gravidanza, il 57,1% nei tre trimestri precedenti e il 59,3% nei tre trimestri successivi al parto.
I farmaci più prescritti in gravidanza rientrano nella categoria degli antianemici e degli emopoietici (47,9%, con un picco di prevalenza nel primo trimestre). Seguono gli antimicrobici per uso sistemico (33,2%), i farmaci del sistema genito-urinario e ormoni sessuali (20,8%), i farmaci attivi sul sistema gastrointestinale e metabolismo (12,1%) e i preparati ormonali sintetici, esclusi gli ormoni sessuali (11,2%).
Si tenga conto però che il singolo principio attivo più prescritto (34,6%) è un farmaco per la prevenzione dei difetti del tubo neurale del feto, l’acido folico. Più che un farmaco prescritto “in gravidanza” si tratta di in vero e proprio farmaco “a supporto” della gravidanza. L’impiego di acido folico rilevato è ancora al di sotto dei livelli raccomandati dalle linee guida nazionali e internazionali.
Una quota di assunzione però sfugge alle rilevazioni perché è acquistata in regime privato o con prodotti senza obbligo di ricetta medica.
Seguono nell’ordine il progesterone (19%), il solfato ferroso (18,8%) e l’amoxicillina/acido clavulanico (11,5%). I farmaci a maggior rischio di inappropriatezza prescrittiva sono i progestinici per la prevenzione dell’aborto.
Differenze regionali e parti plurimi
La Lombardia e il Veneto mostrano le percentuali minori di prescrizioni in tutti i trimestri. Le cittadine straniere nell’insieme hanno una prevalenza d’uso di farmaci minore rispetto alle italiane. Tra loro il maggior numero di prescrizioni riguarda le donne del continente africano, indiano e sudamericano. Un dato chiaro emerso ovunque è una tendenza prescrittiva crescente all’aumentare dell’età materna. Le donne che per procreare hanno necessità di ricorrere a metodiche medicalmente assistite vanno incontro nel 21% dei casi a parto plurimo e ricevono più prescrizione di farmaci rispetto a chi non ha problemi di fertilità. Ciò potrebbe derivare dalla particolare attenzione che viene loro rivolta. Per esempio, potrebbero fare maggiore uso di antimicrobici perché sottoposte più di frequente a controlli (tamponi vaginali e urinocoltura) per prevenire il parto prematuro.
Pur trattandosi di un gruppo esiguo rispetto al totale dei concepimenti (1,8%) si tratta di gravidanze a rischio con caratteristiche variabili in relazione al numero dei feti. Il fenomeno crescente delle gravidanze multiple ha ricadute rilevanti sia in ambito sociale che sanitario, perché comporta una maggiore morbosità materna e fetale e una mortalità perinatale quattro volte più elevata rispetto alle gravidanze singole.
Nell’insieme il rapporto Aifa ha rilevato che le prescrizioni sono in linea con la scelta di principi attivi compatibili con la gravidanza e le donne vengono prese in carico bene dai loro curanti. Dati positivi, quindi. Le tendenze sull’uso dei farmaci sono simili a quelle osservate in altri studi europei.
Articolo Farmacianews: https://www.farmacianews.it/gravidanza-e-farmaci/