Dalle Alpi alle vespe, dalle zanzare ai ragni, con l’arrivo dell’estate siano esposti anche a loro “attacchi”. Ecco perché e come intervenire
L’arrivo della bella stagione, del caldo, delle giornate più lunghe significa poter trascorrere più tempo all’aperto.
Un periodo positivo sotto tanti punti di vista (stimolazione della vitamina D, miglioramento dell’umore, maggiore possibilità di svolgere attività fisica…), che porta con sé anche il rovescio della medaglia, ovvero il contatto, a volte troppo stretto, con la natura e alcuni suoi piccolissimi abitanti: gli insetti.
Il mondo dell’entomologia è vasto e vario, ma noi qui ci concentreremo solo su alcuni dei suoi rappresentanti che, quando si avvicinano troppo, possono irritarci, non solo l’umore.
Sono molte le specie di insetti, aracnidi & Co., che regolarmente od occasionalmente pungono altri animali o esseri umani, per motivi indifferenti.
C’è chi lo fa per nutrirsi (come gli entomofagi, quelli, cioè, che si cibano di sangue), chi per difendersi, gli effetti di queste punture e morsi possono essere anche molto gravi sulla nostra pelle: dal prurito si può passare all’irritazione, al dolore, al gonfiore, fino a reazioni allergiche importanti.
Ecco perché la prima cosa da fare imparare a distinguere il tipo di insetto che ci ha punto, per poi trattare adeguatamente la reazione.
Perché attaccano?
Come dicevamo poco sopra, gli insetti fondamentalmente attaccano il prossimo per due ragioni: per mangiare o per difendersi.
Della prima categoria fanno parte zanzare, tafani, moscerino e pulci, della seconda quegli insetti che colpiscono solo se provocati, Per difendere il proprio alveare nido, come api, vespe, calabroni e anche alcuni tipi di formiche.
I ragni, infine, non sono propriamente insetti (sono aracnidi), ma, insieme ad acari e zecche, possono mordere anche loro provocando effetti indesiderati.
I tipi di punture
Ad un occhio inesperto, tutte le verdure sembrano uguali: gonfie, tondeggianti, arrossate e pruriginose. Ma, osservando meglio, possiamo notare delle differenze importanti, che possono aiutarci a determinare quali animali ci ha punto/morso.
Alcuni, infatti, possono provocare con più probabilità reazioni allergiche tossiche, come egli imenotteri (api, vespe, calabroni).
Più nel dettaglio:
Le api a un pungiglione seghettato, collegato ad una ghiandola che contiene veleno, quando pungono, questo rimane all’interno della vittima (insieme agli ultimi segmenti dell’addome, ecco perché l’ape generalmente muore dopo aver punto);
Le vespe (solo le femmine) sono provviste di un aculeo lungo, liscio e dritto, che comunica con una ghiandola velenifera. Possono pungere più volte di seguito perché, dopo la puntura, no perdono il pungiglione come le api;
I calabroni sono simili alle vespe, ma più grandi, e neanche loro perdono il pungiglione durante l’attacco;
Le zanzare, infine, al contrario degli Imenotteri, non sono velenose, ma possono fungere da venturi per la trasmissione del virus, batteri o parassiti comunque pericolosi (basti pensare alla malaria).
Una curiosità: sapete perché non ci accorgiamo della puntura di una zanzara finché non è troppo tardi?
Perché, prima di colpire, ci iniettano una tossina che funge da anestetico locale e che permette loro di agire indisturbate.
Come intervenire?
Come abbiamo visto, la gravità della puntura o del morso varia a seconda sia del tipo di insetto che la sensibilità del soggetto lo subisce. Si va da una reazione “normale” che provoca dolore, arrossamento, gonfiore e prurito più o meno sopportabili, alle azioni più estese, di varia intensità e durata, fino allo shock anafilattico.
Nei primi due casi sappiamo che si può intervenire con svariati rimedi, disponibili in farmacia, come creme, lozioni o stick che alleviano il prurito gonfiore.
Quando si viene punti da un’ape, inoltre, è essenziale rimuovere immediatamente il pungiglione per evitare un ulteriore diffusione del veleno, lavare con acqua e sapone e metterci sopra del ghiaccio per ridurre il gonfiore o indolore.
Su indicazione del medico, è possibile assumere antidolorifici, antistaminici e, nei casi più gravi, corticosteroidi per 3-5 giorni. Nel terzo caso, infine, quello dello shock anafilattico, ci troviamo davanti ad una reazione allergica particolarmente severa che innesca una catena di eventi che possono portare anche alla morte.
I soggetti allergici, dunque, dovranno prestare attenzione massima evitando le aree a rischio e adottando tutte le dovute precauzioni in caso di scampagnate estive.
In linea generale, comunque, bisogna rivolgersi subito al medico se a seguito di una puntura di insetto si manifesta uno qualsiasi dei seguenti sintomi:
- dispnea, raucedine ho difficoltà respiratorie
- nausea, vomito o diarrea
- tachicardia
- vertigine o sensazione di svenimento
- difficoltà di deglutizione
- confusioni, ansia o agitazione
- presenza di impulsi intorno e dentro al pomfo
- gonfiore e dolore persistenti
Infine, vi ricordiamo che in alcune aree del mondo le punture di insetti possono trasmettere malattie, anche gravi.
Per esempio, le cosiddette “zanzare tigre” sono ritenuti responsabili della diffusione di febbre dengue, febbre gialla, chikungunya ed encefalite, mentre la specie Anopheles può trasmettere malaria e filariosi.Attenzione anche alle zecche, vettori di molte patologie pericolose, sia per uomo che per gli animali, come la malattia di Lyme e la Leishmaniosi.
Articolo di Filippo Tini – Optima Salute