Occorre innanzitutto considerare che maggiori sono le risorse a disposizione, più rapidi sono i tempi. Nel caso di questa emergenza mondiale, le risorse investite sono state ingenti.
Essere in pandemia facilita la ricerca, perché non bisogna aspettare anni per avere un certo numero di infezioni spontanee.
Validare un vaccino per un virus poco diffuso richiede tempi lunghi, per la rarità dell’infezione.
Nel caso di una pandemia, le persone che si infettano sono numerose e quindi tempi si riducono.
Si è poi optato per un processo di rolling review, cioè di analisi dei dati in tempo reale, senza aspettare la conclusione degli studi.
Ciò ha consentito un drastico taglio dei tempi morti.
Inoltre, in seguito all’autorizzazione ad adottare una procedura di emergenza, le fasi necessarie per arrivare alla conclusione della sperimentazione sono state condotte cronologicamente quasi in parallelo, anziché attendere il termine della fase 1 (Sperimentazione del principio attivo sull’uomo) per poi partire con la fase 2 (fase di studio terapeutico-esplorativo) e successivamente con la fase 3 (fase di studio terapeutico-confermatorio)