Tra vent’anni gli anziani over 90 saranno addirittura 19 milioni. La farmacia può fare molto per assistere questi pazienti, garantendo al Snn una più oculata gestione delle risorse disponibili
Anziani fragili, con un enorme bisogno di cure e di assistenza domiciliare: nel nostro Paese, secondo gli ultimi dati diffusi da Italia Longeva, tra tre anni gli ultranovantenni saranno più di un milione e tra 20 anni arriveranno addirittura a quota 19 milioni.
Numeri sui quali anche la farmacia è chiamata a riflettere per il ruolo di assistenza sanitaria e sociale che verrà chiamata a svolgere sempre più nel futuro per queste persone. Anche in ottica di salvaguardia del Servizio sanitario nazionale, dal momento che, laddove l’assistenza domiciliare è più carente, si verifica un matematico aumento degli accessi al Pronto Soccorso, crescono i ricoveri inappropriati e, di conseguenza, sale la spesa a carico del Ssn.
I numeri emergono dall’indagine 2024 di Italia Longeva che, a partire dai dati del Sistema informativo del ministero della Salute, ha fotografato l’andamento della long-term care -cioè dell’assistenza territoriale offerta ai cittadini fragili in risposta ai diversi livelli di intensità dei loro bisogni- nel nostro Paese, con una presentazione ufficiale al ministero della Salute. I dati sono stati diffusi nel corso della nona edizione degli “Stati Generali dell’assistenza a lungo termine – Long-term care Nine”, l’appuntamento annuale di Italia Longeva che riunisce gli attori che, ai vari livelli, si occupano di programmare e gestire l’assistenza agli anziani.
«L’invecchiamento della popolazione e l’aumento delle malattie a esso correlate -diabete, patologie cardiovascolari, demenze- ci impongono di premere l’acceleratore per potenziare oggi e rendere più omogenea l’assistenza sul territorio» ha commentato Roberto Bernabei, presidente di Italia Longeva.
Assistenza territoriale in primo piano
Potenziare le cure e l’assistenza sul territorio è, secondo gli esperti, l’unica risposta possibile per affrontare e non subire la pressione demografica, che pare ormai inarrestabile. «È necessaria un’accelerazione dell’offerta dei servizi di Adi e cure residenziali per affrontare le sfide assistenziali di cronicità e demenze e ridurre i ricoveri inappropriati» continua Bernabei, secondo il quale «una mancata gestione dell’invecchiamento rischia di diventare la vera malattia dell’Italia». Costante, infatti, l’aumento del carico di cronicità, disabilità e non autosufficienza, che amplificano i bisogni di salute, per di più in un contesto di assottigliamento delle reti familiari, che complica ulteriormente le cose.
Nei prossimi 20 anni, si stima saranno all’incirca 6 milioni gli over-65 soli e a rischio di isolamento. Basti sapere che oggi il 64% delle persone con demenza, tra le prime cause di perdita di autonomia negli anziani, non viene preso in carico in una struttura sociosanitaria, con un onere fortissimo per milioni di famiglie. E ancora, sono state calcolate 600.000 giornate di degenza inappropriate all’anno per gli over-70 (fonte Agenas su dati Sdo 2019) solo per la gestione di cronicità come diabete e ipertensione, che contribuiscono al sovraffollamento degli ospedali e all’aumento delle liste d’attesa, nonché al fenomeno delle dimissioni tardive per mancata disponibilità di presa in carico sul territorio.
Disparità regionale nelle cure domiciliari
«L’Italia sta facendo dei passi in avanti nell’organizzazione e nell’offerta dei servizi di Adi e Rsa» ha dichiarato Davide Vetrano, geriatra ed epidemiologo, consulente scientifico di Italia Longeva «ma il panorama geografico delle cure domiciliari resta estremamente variegato: Molise, Abruzzo, Basilicata, Toscana e Umbria sono quelle che fanno meglio, con tassi di copertura di Adi superiori al 4,5%. Tassi di residenzialità più elevati si registrano, poi, nelle regioni del Nord -Provincia Autonoma di Trento (9,9%), Veneto (5,9%), Piemonte (5,4%), Lombardia (4,6%) e Provincia Autonoma di Bolzano (4,3%)».
Articolo di Farma7