Alcune piante medicinali, tra cui cumino nero e withania, contribuiscono a migliorare alcuni sintomi dell’ipotiroidismo primario: i dati di una recente revisione sistematica
L’ipotiroidismo è una sindrome dovuta a una insufficiente azione degli ormoni tiroidei a livello dei vari tessuti. Più spesso ciò avviene quandola tiroide non produce una quantità sufficiente di ormoni, con uno squilibrio in tutto l’organismo. L’ipotiroidismo influisce sulle reazioni chimiche che avvengono in tutto il corpo, determinando un rallentamento dei processi metabolici.
In fase precoce questa condizione raramente causa sintomi evidenti ma, qualora si protragga nel tempo, può creare seri problemi di salute. L’approccio terapeutico corrente prevede il trattamento a lungo termine con levotiroxina, ma questo farmaco può provocare diversi effetti collaterali.
Da alcuni anni è, quindi, allo studio anche il ricorso a erbe e preparati fitoterapici con l’obiettivo di regolare gli ormoni tiroidei e di prevenire gli effetti collaterali.
Questa recente revisione sistematica (Achievements in Hypothyroidism Treatment with Herbal Medicine: A Systematic Review of Randomized Controlled Trials) ha espressamente valutato l’effetto di alcune piante medicinali sui segni e sui sintomi dell’ipotiroidismo primario.
Dopo una ricerca condotta sulle principali banche dati medico-scientifiche internazionali (PubMed, Embase, Google Scholar, Scopus e Cochrane Central Register of Controlled Trials) fino a maggio 2021, sono stati selezionati, su 771 articoli, quattro studi clinici randomizzati e controllati (RCT) che hanno valutato l’effetto delle piante medicinali sull’ipotiroidismo (totale: 186 partecipanti).
I risultati più significativi della review
In uno studio, il cumino nero (Nigella sativa L.) ha causato una significativa diminuzione del peso (P=0,004) e dell’indice di massa corporea (BMI) (P=0,002). I livelli di TSH erano diminuiti e quelli di T3 aumentati nel gruppo di trattamento (P = 0,03) (P = 0,008).
In un altro studio, sempre su Nigella sativa L., i risultati non hanno mostrato una differenza statisticamente significativa tra i due gruppi (p=0,02), anche se una diminuzione significativa del colesterolo totale e della glicemia a digiuno è stata segnalata nei partecipanti con anticorpi anti-perossidasi tiroidea (anti-TPO) negativi.
Nel terzo RCT, il T3 nel gruppo Ashwagandha (Withania somnifera) a quattro e otto settimane è aumentato in modo statisticamente significativo, rispettivamente del 18,6% (p=0,012) e del 41,5% (p <0,001). È stato riscontrato, inoltre, un notevole aumento del livello di T4 rispetto al basale del 9,3% (p= 0,02) e del 19,6% (p < 0,001) rispettivamente a quattro e otto settimane.
I livelli di TSH sono diminuiti in misura considerevole nel gruppo di intervento rispetto al gruppo di controllo placebo, rispettivamente a quattro settimane (p <0,001) e a otto settimane (p <0,001).
Nell’ultimo studio selezionato, l’assunzione di preparati a base di menta (Mentha x Piperita L.) non ha determinato differenze significative nei punteggi circa la fatigue tra i gruppi di intervento e di controllo a metà studio (giorno sette). I punteggi sono, tuttavia, migliorati nel gruppo di intervento in tutte le sottoscale rispetto al gruppo di controllo al giorno quattordici.
In conclusione, secondo la review alcune piante medicinali, tra cui Nigella sativa L., Withania somnifera e Mentha x Piperita L., possono migliorare i segni e i sintomi dell’ipotiroidismo primario. Ulteriori ricerche potranno confermare questi dati fornendo risultati clinici più ampi e completi.
Articolo di L’erborista