L’azione del mirtillo, nero e americano, sulla pressione arteriosa è stata valutata con una metanalisi pubblicata su Phytotherapy Research: risultati promettenti che richiedono un’ulteriore conferma
I mirtilli (Vaccinium myrtillus) e i mirtilli americani o cranberry (Vaccinium macrocarpon) sono, tra i frutti di bosco, quelli che hanno all’attivo il maggior numero di ricerche e in particolare studi clinici randomizzati (RCT) che hanno messo a fuoco l’attività sulla pressione sanguigna.
Una recente revisione sistematica e metanalisi di RCT ha analizzato gli effetti della supplementazione di mirtillo e di cranberry – da sola e in combinazione – sui valori della pressione sistolica e diastolica in un gruppo di soggetti con malattie cardio-metaboliche.
Le ricerche sono state effettuate fino ad agosto 2023 nei database PubMed, Scopus, Web of Science, Cochrane ed Embase includendo nell’analisi quantitativa gli studi che hanno esaminato in maniera specifica gli effetti dell’assunzione e/o supplementazione di mirtilli o mirtilli rossi.
L’analisi quantitativa (metanalisi) è stata effettuata su 17 articoli, di cui due hanno evidenziato risultati statisticamente significativi nella riduzione della pressione arteriosa correlati all’integrazione di mirtilli e/o mirtilli rossi.
I risultati aggregati hanno mostrato riduzioni, statisticamente non significative, di -0,81 mmHg per la pressione sistolica e di -0,15 mmHg per quella diastolica.
Sono risultati promettenti che devono essere, tuttavia, confermati da ulteriori studi di qualità per stabilire con certezza l’efficacia clinica.
Articolo di L’erborista