L’assunzione quotidiana e prolungata nel tempo di liquirizia, in correlazione al contenuto di acido glicirrizico, può contribuire all’incremento dei valori della pressione sanguigna più di quanto si sia ad oggi ipotizzato. I risultati di uno studio clinico in crossover condotto su un piccolo gruppo di volontari sani
La liquirizia (Glycyrrhiza glabra) è stata a lungo utilizzata sia come pianta officinale sia come aroma. Alcune ricerche hanno mostrato che esiste una correlazione tra la sua assunzione e l’aumento della pressione arteriosa attraverso l’acido glicirrizico (GA), il cui contenuto nella liquirizia dolce varia in base all’età della pianta, al paese di origine, alla specie e alle condizioni di conservazione.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l’Unione Europea (UE) hanno suggerito che un’assunzione di ≤ 100 mg di acido glicirrizico al giorno può considerarsi sicura.
Lo studio svedese
Un recente studio svedese (A low dose of daily licorice intake affects renin, aldosterone, and home blood pressure in a randomized crossover trial) in crossover non in cieco – strutturato in due trattamenti, due sequenze e due fasi – pubblicato di recente sull’American Journal of Clinical Nutrition ha analizzato in maniera specifica gli effetti dell’assunzione giornaliera di liquirizia sulla pressione arteriosa.
Vi hanno partecipato 28 volontari sani di entrambi i sessi e di età compresa tra 18 e 30 anni; sono stati esclusi gli individui che presentavano ipertensione, disturbi alimentari, abuso di droghe o alcol, malattie cardiovascolari, cefalea, malattie del fegato e renali e intolleranza alla liquirizia.
Sono stati costituiti un gruppo di intervento poi controllo (I-C) e un secondo controllo poi intervento (C-I). Come intervento sono state utilizzate pastiglie di liquirizia contenenti il 2% di GA, il 4% di zuccheri e lo 0,03% di sale. Come controllo sono stati utilizzati dolciumi vegani contenenti lo 0,05% di sale, il 5,5% di cloruro di ammonio e prive di acido glicirrizico e zuccheri.
I partecipanti allo studio hanno assunto 14,5 pastiglie al giorno durante la fase di intervento e 2,9 g di liquirizia non dolce al giorno nel periodo di controllo. Le informazioni su età, sesso, attività fisica, consumo di alcol o tabacco, farmaci, predisposizione alle malattie cardiovascolari, diabete e uso di integratori alimentari sono state ricavate con un questionario, monitorando anche il peso corporeo alla fine di ciascuna fase di studio.
La pressione arteriosa è stata misurata dopo 5 minuti di riposo: i livelli medi di pressione sistolica e diastolica ambulatoriale erano rispettivamente di 109,1 mmHg e 65 mmHg.
I partecipanti si sono astenuti da attività faticose e dall’assunzione di caffeina, alcol e prodotti a base di nicotina almeno un’ora prima delle misurazioni. I campioni ematici per i test – che comprendevano i valori di sodio plasmatico, creatinina, potassio, profilo lipidico, aldosterone, renina e NT-ProBNP – sono stati raccolti al basale e alla fine dei periodi di intervento, controllo e primo washout.
Rispetto al controllo, durante il periodo di intervento è stato osservato un aumento della pressione arteriosa sistolica dal giorno 5 al giorno 14 rispetto a tre giorni prima dell’intervento. Tuttavia, a partire dall’undicesimo giorno del periodo di washout post-intervento, la pressione arteriosa sistolica non differiva da quella di tre giorni prima dell’intervento. È stato osservato anche un aumento della pressione diastolica domiciliare dal giorno 7 rispetto a tre giorni prima dell’intervento.
La variazione della pressione diastolica non differiva tra il periodo di intervento e quello di controllo, ma saliva il giorno 14 del periodo di washout post-intervento rispetto ai tre giorni precedenti l’intervento. I livelli di aldosterone e renina sono diminuiti alla fine dell’intervento rispetto al controllo; il peso corporeo e i livelli di NT-ProBNP sono aumentati, mentre la creatinina è diminuita durante la fase di intervento.
Complessivamente il consumo giornaliero di liquirizia (equivalente a 100 mg di GA) ha aumentato la pressione arteriosa e ridotto i livelli di aldosterone e renina. L’assunzione di liquirizia ha aumentato la pressione arteriosa sistolica dal giorno 5 al giorno 14, suggerendo che l’assunzione continuata o prolungata potrebbe amplificare questo effetto.
Questi risultati, commentano i ricercatori, mostrano che l’azione della liquirizia sulla pressione arteriosa è maggiore di quanto precedentemente noto, sottolineando come la consapevolezza di questi effetti sia necessaria dato l’uso talvolta quotidiano della liquirizia.
Articolo di L’Erborista