Dal terzo mese in poi, sempre sotto l’occhio attento di un medico, si può chiedere supporto alla fitoterapia per alleviare qualche piccolo disturbo e rendere più serena la gravidanza
La saggezza popolare si traduce spesso in consigli di salute che passano attraverso secoli di esperienze, ricette a base di erbe che si tramandano per via orale e che solo in seguito hanno ricevuto una “certificazione” ufficiale. È il caso della camomilla (Matricaria chamomilla), tradizionalmente in uso per favorire il rilassamento e conciliare il sonno oltre che per attenuare disturbi digestivi: per quanto siano limitate le informazioni sul suo impiego in gravidanza, non si sono mai registrati eventi avversi degni di nota. Al di là dell’infuso da degustare, la cautela è comunque d’obbligo su alti dosaggi dell’estratto, perché si potrebbero stimolare delle contrazioni uterine, come è stato anche rilevato da uno studio condotto su donne alla quarantesima settimana in cui il parto è stato indotto somministrando compresse di camomilla ad alto dosaggio (3 g/die). Inoltre, nella fase post-partum esercita degli effetti galattogeni e migliora un’eventuale condizione di lieve depressione e stato ansioso.
Per altri fitoterapici – nonostante siano state condotte indagini cliniche specifiche e sistematiche – non si hanno ancora a disposizione dati tali da garantirne la sicurezza al 100% in termini scientifici, ma vengono da sempre sfruttati come validi alleati. Si pensi ad esempio al lampone (Rubus idaeus), o meglio all’infuso delle foglie di lampone, utile nell’arricchire di minerali e vitamine il latte materno e valido “ricostituente” per il tessuto uterino. Annovera svariate proprietà medicamentose, tra cui spasmolitiche e miorilassanti, antinfiammatorie e antinausea. Favorisce la ripresa dopo un travaglio e supporta l’utero in un’adeguata contrazione prima e dopo il parto, tanto che il suo impiego è stato spesso consigliato da gestanti e ostetriche coinvolte in studi clinici osservazionali. Si rivela utile anche per uso esterno nell’attenuare emorroidi, ragadi anali e al seno mediante impacchi con compresse di cotone imbevute del suo decotto tiepido.
Promosse dalla scienza
L’attenzione del mondo scientifico si è concentrata negli ultimi decenni su alcuni fitoterapici che hanno riscosso il favore da parte delle gestanti per i benefici nel controllo di alcuni disturbi associati alla gravidanza. All’interno delle linee guida pubblicate dalla Royal College of Obstetricians and Gynaecologists – la società scientifica di ostetrici e ginecologi inglesi – si riconosce come valido rimedio naturale nel contrastare la nausea gravidica e come antiemetico lo zenzero (Zingiber officinale). Questa pianta erbacea, molto apprezzata nel mondo orientale, tanto in medicina quanto in cucina per via del suo sapore tra il dolce e il piccante, rivela molteplici benefici: è digestiva e riduce il bruciore di stomaco post-prandiale, è depurativa e drenante, contrasta tosse e mal di gola. Lo si può assumere in sicurezza nel corso della gravidanza sotto forma di una calda tisana, ma anche il suo estratto secco è stato testato in modo positivo. Per esempio, nel corso di un clinical trial randomizzato, alcune gestanti hanno assunto per quattro giorni consecutivi tre capsule/die di zenzero (250 mg per ogni capsula) con un follow-up al settimo giorno: rispetto al trattamento con digitopressione o al controllo con placebo, il fitoterapico alleviava in modo significativo la nausea da lieve a moderata.
Un evento piuttosto frequente e fastidioso che si presenta durante una gravidanza è rappresentato dalle infezioni delle vie urinarie e il succo di mirtillo rosso americano(Vaccinum macrocarpon), meglio noto come cranberry, rappresenta ormai una potenziale soluzione da affiancare alle cure più tradizionali, in modo da minimizzare l’impiego di antibiotici. Il succo di cranberry si può considerare tra le misure preventive e terapeutiche contro cistiti e infezioni del tratto genito-urinario, alternative agli antibiotici, da sfruttare in gravidanza, come si evince dalla letteratura scientifica raccolta in svariati database (tra cui Medline, PubMed e Cochrane Trials). In termini di sicurezza, è possibile fare riferimento a diversi studi clinici randomizzati controllati e di coorte, come nel caso di uno studio prospettico condotto sulla base di dati ricavati dal Norwegian Mother and Child Cohort Study (relativo a oltre 100.000 gravidanze, tra il 1999 e il 2008). Lo studio in oggetto ha in particolare valutato se e in che misura l’assunzione giornaliera di succo di cranberry (240 ml oppure da 480 a 720 ml) potesse indurre rischi per la partoriente o il nascituro (in particolare malformazioni, parto pretermine, basso peso alla nascita, morte neonatale), mettendo in luce il ruolo del fitoterapico come trattamento complementare utile e non dannoso. La sua assunzione in gravidanza va comunque monitorata da parte di un ginecologo, per il potenziale rischio di sanguinamento vaginale.
Articolo di FarmaciaNews a cura di Daria Scienza