Con il temine ‘iperplasia prostatica benigna’ viene descritto l’ingrossamento di natura benigna della ghiandola prostatica; si tratta di un disturbo piuttosto comune dopo i 50 anni di età con incidenza in aumento. Il trattamento, di tipo multimodale, prevede interventi conservativi, medici e chirurgici.
Questa recente review ha analizzato il ruolo che alcuni preparati a base di erbe possono avere nella gestione di questo problema e le relative prove di efficacia disponibili in letteratura internazionale, mettendo a fuoco in particolare il trattamento dei sintomi del tratto urinario inferiore associati all’iperplasia prostatica benigna.
Dopo aver effettuato nelle principali banche dati medico-scientifiche internazionali una ricerca sistematica degli studi controllati e randomizzati (RCT) e delle revisioni sistematiche pubblicati nel trattamento dell’ipertrofia prostatica benigna, sono stati valutati diversi preparati a base di piante officinali e la loro attività su questa sintomatologia.
È stato rilevato che la maggior parte delle sostanze vegetali analizzate ha un’efficacia modesta in questo ambito e che tutti i trattamenti sono ben tollerati e presentano effetti collaterali minimi. I fitoterapici rappresentano dunque una buona opzione per il trattamento dei sintomi urinari correlati all’ipertrofia prostatica benigna, anche se come sottolineano gli autori della review, è opportuno ampliare la base di evidenze scientifiche e potenziare la ricerca. Tra le piante di interesse per l’ipertrofia prostatica benigna, l’articolo segnala, oltre al saw palmetto o palma nana (Serenoa repens), anche l’ortica (Urtica dioica) e il pruno africano (Pygeum africanum).
Secondo una revisione Cochrane del 2002 che ha riguardato complessivamente 1.562 pazienti inclusi in 18 studi randomizzati e controllati, l’assunzione di prodotti a base di pruno africano ha determinato un miglioramento dei sintomi del tratto urinario inferiore e del flusso (con aumento del picco di flusso del 23%) rispetto al placebo. Anche alcuni studi clinici controllati hanno dimostrato un miglioramento del punteggio sul Questionario IPSS (International Prostatic Symptoms Score) e dell’uroflussimetria, con un aumento del flusso urinario tra il 10 e il 35% durante il periodo di trattamento.
Il meccanismo d’azione nel trattamento dei sintomi del tratto urinario inferiore è stato chiarito da studi in vitro e in vivo e risulta duplice, poiché interessa sia la prostata che la vescica. Nella prostata Pygeum africanum infatti inibisce i fattori di crescita, esplica un’azione anti-androgena e provoca l’apoptosi delle cellule stromali, mentre a livello della vescica induce una risposta protettiva, mediata dall’istamina, sulla contrattilità del muscolo detrusore.
Anche l’ortica (Urtica dioica) è tra le piante di interesse nella gestione dell’ipertrofia prostatica benigna. In uno studio clinico controllato e randomizzato in doppio cieco condotto su 558 uomini, questa pianta ha migliorato in modo statisticamente significativo il punteggio sul Questionario IPSS (con una riduzione di 8 punti) rispetto al placebo, riducendo anche il residuo post-minzionale e le dimensioni della prostata. Secondo una metanalisi (2016) l’uso di estratti di ortica per il trattamento dei sintomi del tratto urinario inferiore da ipertrofia prostatica benigna è efficace e sicuro e non determina effetti collaterali o eventi avversi. Infine anche gli isoflavoni, presenti tra l’altro negli alimenti ricchi di soia, potrebbero avere un ruolo nella gestione dell’ipertrofia prostatica benigna, attivando l’apoptosi mediata dai recettori degli estrogeni.
Studi in vivo hanno mostrato infatti una riduzione delle dimensioni della prostata a seguito del trattamento con isoflavoni, anche se questo dato deve essere confermato con studi clinici condotti sull’uomo.
Fonte: Antoniou V, Gauhar V, Modi S, Somani BK. Role of Phytotherapy in the Management of BPH: A Summary of the Literature. J Clin Med. 2023 Feb 28;12(5):1899. doi: 10.3390/jcm12051899.
Articolo di L’erborista