L’infertilità colpisce il 15%-17% delle coppie nel mondo e circa il 50% di esse è legato a fattori di infertilità femminile. In questa revisione (1), sono stati estratti 128 articoli da varie banche dati, che presentano alcune prove concrete del ruolo della fitoterapia nel trattamento dell’infertilità femminile. Infatti, alcune piante sono ricche di composti polifenolici (isoflavoni e flavonoidi) e altri composti benefici per la salute riproduttiva delle donne. I composti di queste piante, oltre a regolare le vie endocrine femminili e a migliorare i sintomi della menopausa, trattano i disturbi riproduttivi femminili come la sindrome dell’ovaio policistico (PCOS), l’insufficienza ovarica prematura (POF), l’endometriosi, l’iperprolattinemia e la disfunzione ipotalamica. Diversi studi hanno dimostrato il ruolo dei micronutrienti nel trattamento dell’infertilità femminile da soli e in combinazione con altri trattamenti. Questi micronutrienti sono rappresentati da antiossidanti, vitamine del gruppo B, vitamina D e acidi grassi.
La fitoterapia, grazie alla presenza di vari composti con effetti fitoestrogenici, antiossidanti e nutrizionali, è considerata un’alternativa adeguata ai farmaci di sintesi. Le piante medicinali studiate in questo articolo sono in grado di aumentare la fertilità in diversi modi, tra cui l’amplificazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-gonadi (asse HPG) e l’interazione con i recettori degli estrogeni (α e β). Inoltre, esse, possono prevenire le infezioni batteriche/virali/fungine trasmesse per via riproduttiva e le reazioni infiammatorie/ipersensibilità/disturbi autoimmuni e, infine, fornire condizioni nutrizionali adeguate a regolare l’ovulazione, l’impianto, la tolleranza dell’embrione uterino e la maturità fetale.
Tra le varie piante efficaci nel trattamento di vari disturbi della riproduzione, sono state studiate 11 piante con effetti positivi sulla fertilità femminile. L’estratto di melograno, ad esempio, dimostra che grazie alla presenza di fitoestrogeni, può regolare e ridurre i sintomi della PCOS. In più, l’estratto di questa pianta aumenta la secrezione di muco e attraverso meccanismi antinfiammatori, aumenta il tasso di impianto. La Matricaria chamomilla (camomilla), in uno studio pilota randomizzato e controllato su 56 donne con iperprolattinemia idiopatica, suggerisce un ruolo nella modulazione della secrezione di prolattina agendo sui recettori della dopamina. Gli isoflavoni di Vitex agnuscastus riducono il rilascio degli ormoni prolattina e FSH agendo sull’asse HPG. La Withania somnifera (Ashwagandha) mostra effetti benefici nelle donne con problemi di concepimento. I composti fitoestrogenici del trifoglio rosso simulano la produzione di ormoni nel corpo femminile. I composti di C. sinensis. (tè verde) in alcuni studi hanno dimostrato di ripristinare la secrezione e la concentrazione di ormoni sessuali, tra cui LH, FSH, estradiolo e testosterone e hanno riscontrato miglioramenti nell’indice di impianto. La Phoenix Dactylifera (palma da dattero) aumenta la potenza e il piacere sessuale e mostra effetti benefici nel migliorare la fertilità femminile. Gli studi dimostrano che le saponine di questa pianta migliorano il flusso sanguigno verso il sistema riproduttivo femminile rilasciando NO e stimolando l’asse HPG. Nella PCOS, il consumo di estratto di P. dactylifera, grazie alla presenza di composti estrogeno-simili, riduce il rapporto LH-FSH e il numero di follicoli cistici, modula la sintesi di estrogeni e androgeni e aumenta il numero di follicoli secondari e antrali. I composti estrogenici di questo estratto vegetale hanno dimostrato di ridurre la degenerazione del tessuto endometriale, le chiazze necrotiche e l’iperplasia delle ghiandole endometriali. È stato dimostrato che gli estratti di Cinnamomum cassia e C. verum inibiscono le contrazioni uterine spontanee, possono ridurre la secrezione di estrogeni e prevenire la progressione dell’endometriosi grazie alle loro proprietà antiossidanti e antinfiammatorie. Alcuni studi hanno anche dimostrato che il Cinnamomum modula l’asse HPG e aumenta la secrezione degli ormoni gonado-tropinici (GnRH), in parte, inducendo la produzione di noradrenalina e di NO attraverso l’azione di composti come il delta-cadinene. Il finocchio contiene composti efficaci che possono modulare le vie della steroidogenesi. Alcuni studi suggeriscono che l’estratto di Nigella sativa migliora la PCOS attraverso l’upregolazione dell’espressione dell’mRNA di geni legati all’epigenetica (Dnmt1 e Hdac1) e di derivazione materna (Mapk e Cdk1), riducendo i ROS e influenzando l’asse HPG (cioè sopprimendo la secrezione di LH ed estrogeni e aumentando i livelli di FSH). La liquirizia stimola l’attività dell’aromatasi e influisce anche sull’attività degli enzimi 5α- e 5β-reduttasi, tutti coinvolti nella sintesi e nel metabolismo di androgeni ed estrogeni. Grazie alla presenza di fitoestrogeni con attività di induzione dell’aromatasi e di inibizione della 17HSD, la liquirizia può ridurre la sintesi di testosterone e quindi può essere utilizzata per trattare le donne con PCOS. Grazie alla presenza di vari composti come i polifenoli con molte attività biologiche, queste piante sono efficaci nella prevenzione e nel trattamento di molti disturbi riproduttivi. Dopo ulteriori indagini farmacologiche, fitochimiche e tossicologiche, potrebbe essere possibile sviluppare nuovi ed efficaci farmaci.
Akbaribazm M, et al. Female infertility and herbal medicine: An overview of the new findings.
Food Sci Nutr. 2021. PMID: 34646552. Review.
Eugenia Gallo – ARTICOLO TRATTO DA FARMACISTA33
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