Ricordate: “alimentazione sana ed attività fisica sono le chiavi non solo per perdere peso…”
I meccanismi alla base dell’accumulo di grasso:
L’eccesso di grasso è nemico accertato della salute in generale e di quella cardiovascolare in particolare.
L’incremento di peso aumenta infatti il lavoro che il cuore deve fare per pompare il sangue a tutto il corpo e influenza negativamente, in modi diversi, tutti gli altri fattori di rischio: diabete, ipertensione, aumento dei grassi del sangue, ecc.
L’obesità è definita come la presenza di un eccesso di grasso corporeo in relazione alla massa magra (ossia ai muscoli), sia in termini di quantità assoluta (come risulta dal calcolo dell’IMC) sia di distribuzione del grasso in punti precisi del corpo, come risulta dalla misurazione della circonferenza addominale.
È noto infatti che valori elevati di questo parametro sono associati all’aumento del rischio di alterazioni del metabolismo e di malattie cardiache e, in ultima analisi, ad una maggiore mortalità. L’aumento della circonferenza addominale è strettamente correlata alla quantità del tessuto grasso che si accumula nell’addome e che rappresenta un fattore di rischio anche più importante del semplice aumento del peso corporeo.
Per questo motivo è importante misurarla e cercare di combatterla.
La circonferenza addominale si calcola stando in piedi, con i muscoli addominali rilassati, posizionando un comune metro a nastro attorno all’addome, indicativamente all’altezza dell’ombelico. Nei maschi il suo valore dovrebbe essere inferiore a 94 cm (meno di 80 nelle donne); è a rischio il soggetto maschio con circonferenza addominale tra 94 e 101 cm (80-87 per le donne) ed esprime un rischio molto elevato un valore superiore a 102 cm nel maschio e 88 cm nella donna. È stato stimato che una perdita di peso di 10 kg è associata a un miglioramento degli altri fattori di rischio. Può portare infatti a una riduzione di 10 mmHg di pressione sanguigna, del 10% del colesterolo totale e del 30% della glicemia a digiuno.
Peso e misure
Attenzione alla bilancia ma anche ai centimetri
È possibile definire l’obesità come un eccesso di grasso corporeo in relazione alla massa muscolare (o massa magra) in termini sia di quantità assoluta sia di distribuzione in precise zone anatomiche in vari distretti dell’organismo. Da un punto di vista pratico uno dei metodi migliori ed anche più semplici per verificare la presenza di un eccesso o una carenza di grasso è la determinazione dell’Indice di Massa Corporea (IMC o BMI cioè Body Mass Index secondo la definizione in lingua inglese), che si calcola attraverso la formula seguente:
IMC = peso (in Kg) / quadrato dell’altezza (in metri) = Kg/m2
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La seguente tabella riporta i valori dell’Indice di Massa Corporea indicativi di un sottopeso, peso normale, sovrappeso e obesità:
IMC | Categoria di peso |
---|---|
+ 18,5 | Sottopeso |
18,5 – 24,9 | Normopeso |
25 – 29,9 | Sovrappeso |
30 – 34,9 | Obesità di grado I |
35 – 39,9 | Obesità di grado II |
+40 | Obesità di grado III |
L’Indice di Massa Corporea però secondo quanto precisato anche dalla stessa Organizzazione Mondiale della Sanità non può essere l’unico parametro da considerare nella valutazione dell’eccesso di peso corporeo. Infatti questo indicatore ha un importante limite: considera il peso nella sua globalità senza distinguere tra massa magra muscolare, massa grassa, acqua corporea e massa ossea. In altre parole, uno stesso valore di IMC può indicare livelli di adiposità differenti, nel senso che un individuo molto muscoloso con poco grasso può avere lo stesso valore di IMC di un soggetto con pochi muscoli ma tanto grasso.
Altro limite di questo indice pondero-staturale, e in definitiva della bilancia, è che questi strumenti non sono in grado di fornire alcuna informazione sulla localizzazione del grasso corporeo, elemento che risulta invece determinante per la valutazione dei rischi di malattia cardiovascolare e di diabete, nel senso che se il grasso è localizzato nell’addome ha un significato negativo rispetto ad altre localizzazioni. Per queste ragioni è importante integrare il valore di IMC con la misurazione della circonferenza della vita, i cui valori consentono di identificare la presenza di obesità cosiddetta centrale o viscerale.
La misurazione è piuttosto semplice, basta posizionare un comune metro da sarto attorno all’addome, all’altezza dell’ombelico, stando in piedi, con i muscoli addominali rilassati. La presenza di un eccesso di grasso addominale (obesità viscerale), come vedremo, rappresenta, di per sé, un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari e metaboliche (sindrome metabolica, dislipidemie e diabete di tipo 2). Il valore rilevato indica un rischio elevato quando è superiore a 102 cm negli uomini e a 88 cm nelle donne, ma già oltre i 94 cm per gli uomini e gli 80 cm per le donne si può iniziare a parlare di rischio metabolico e vascolare aumentato.
La localizzazione del grasso
Il grasso o tessuto adiposo sottocutaneo si trova nello strato più profondo della pelle, tra il derma (lo strato posto subito sotto l’epidermide che è quello più superficiale) e le fasce muscolari, ed è composto di cellule chiamate adipociti, specializzate nell’immagazzinare i grassi sotto forma di trigliceridi. Una certa percentuale di grasso è indispensabile all’organismo per svolgere le sue funzioni energetiche e di regolazione metabolica, per il sostegno meccanico e la protezione degli organi interni e per limitare la dispersione termica. Dal punto di vista morfologico si riconoscono due tipologie fisiche dell’accumulo di grasso: androide e ginoide.
La tipologia androide è più frequente nell’uomo, è caratterizzata da una localizzazione del grasso in corrispondenza del tronco, della radice degli arti, della nuca, del collo e della faccia. Questa tipologia di localizzazione del grasso è generalmente associata ad elevati livelli di adiposità viscerale (che si rileva misurando la circonferenza vita), elemento che costituisce un grave fattore di rischio per le malattie cardiocircolatorie.
La tipologia ginoide, più frequente nella donna, è caratterizzata invece da una localizzazione dell’adipe in corrispondenza dei fianchi, dei glutei, delle cosce e delle gambe. Un grasso così distribuito può associarsi a disturbi della circolazione venosa, osteoartrosi, disturbi mestruali e gravidanze difficili. Dopo la menopausa, con il venir meno della capacità riproduttiva, la distinzione tra le due tipologie diventa però meno netta e anche nelle donne con adiposità ginoide il grasso può accumularsi a livello dell’addome.
Quando è sovraccaricato da un eccesso di grasso, come nel sovrappeso e nell’obesità, l’organo adiposo ed in modo particolare gli adipociti bianchi producono delle sostanze, le adipochine, che sarebbero responsabili delle importanti complicazioni dell’obesità, nell’insieme conosciute con il nome di “sindrome metabolica”, caratterizzata da obesità viscerale complicata da elevati valori di pressione arteriosa (ipertensione), alterata funzionalità dell’insulina (stato di insulino-resistenza, che predispone all’insorgenza del diabete mellito di tipo 2), alterazione della composizione dei grassi del sangue (dislipidemia) e con un incremento del rischio di sviluppare malattie cardiocircolatorie.
Le ultime ricerche scientifiche hanno dimostrato che il grasso contenuto nell’addome, il grasso viscerale, è in grado di produrre sostanze nocive note come “citochine infiammatorie” in misura maggiore rispetto al grasso degli altri distretti dell’organismo. Per questo, sempre maggiore attenzione deve essere riposta non solo sui chili di troppo ma anche sulla distribuzione del grasso e in particolare sul valore della circonferenza addominale. Alla luce di queste evidenze, anche chi si trova in un intervallo di peso e di IMC nella norma, deve tenere sotto controllo anche la circonferenza addominale, perche è ritenuta un fattore di rischio indipendente dal valore in sé del peso corporeo.
Articolo di Apoteca Natura – scopri di più