Sostanza apparentemente innocua e anzi di particolare rilievo biologico, la biotina è molto apprezzata soprattutto per rinforzare unghie e capelli, ma è anche in grado di condizionare test di funzionalità tiroidea e immunologici
Un tempo classificata come Vitamina H e oggi come Vitamina B8, quando si traccia il profilo di un micronutriente come la biotina è importante conoscerne le proprietà e le possibili interazioni metaboliche, al fine di poter guidare il paziente a un suo uso ragionato. In termini di proprietà chimico fisiche parliamo di una bassa solubilità in acqua (200 mg/l), di una buona stabilità in soluzione acquosa e al calore, ma di una certa sensibilità all’ossigeno e ai raggi ultravioletti.
Le origini
La sua scoperta è da mettere in relazione alla “malattia dell’albume d’uovo”, che si manifesta con disturbi neuromuscolari e del sistema nervoso centrale, oltre ad alopecia ed estese lesioni cutanee (dermatiti eritematose e seborroiche), a causa di una sua carenza determinata dall’avidina, un fattore anti-nutrizionale presente nel bianco dell’uovo (si inattiva però con la cottura). Tra le fonti alimentari da cui poterla ricavare: fegato e frattaglie animali, frutta secca, uovo (tuorlo), cereali integrali e verdure, lievito di birra; anche funghi, cacao e alcuni legumi (come lenticchie, piselli e fagioli) ne sono abbastanza ricchi. In realtà, la biotina viene prodotta in quantità abbondanti dalla flora intestinale (attenzione all’assunzione prolungata di antibiotici), pertanto in genere è difficile che se ne registri una carenza (il fabbisogno giornaliero è tra i 15 e i 100 μg al giorno, per un adulto in media 35-70 μg/die), se non in casi di malnutrizione e nutrizione endovenosa priva di una sua supplementazione, piuttosto che in particolari condizioni di alterazioni metaboliche legate a deficit genetici.
Ruolo biologico
La biotina rappresenta un importante fattore di crescita nelle fasi dello sviluppo e ricopre diversi ruoli nel metabolismo dei glucidi, dei lipidi e delle proteine. Parliamo infatti di un coenzima essenziale per svariate carbossilasi (permette di fissare una molecola di CO2 per poi trasferirla alla molecola da carbossilare): la piruvato carbossilasi nella gluconeogenesi; la metilcrotonil CoA carbossilasi per il metabolismo degli aminoacidi ramificati; la propionil CoA carbossilasi per l’ossidazione degli acidi grassi a numero dispari di atomi di carbonio e l’acetil CoA carbossilasi nella sintesi degli acidi grassi. È anche necessaria alla sintesi di niacina e di vitamina C e contribuisce alla corretta utilizzazione di acido folico, acido pantotenico e vitamina B12. Tra le possibili applicazioni, non completamente avvalorate dalla letteratura scientifica: riduzione della perdita dei capelli e del dolore neuropatico nei soggetti diabetici.
Chi ne ha più bisogno?
Trattandosi di una vitamina fondamentale nella crescita cellulare non può venire meno un suo adeguato supporto nel corso dello sviluppo fetale, periodo in cui le cellule in rapida divisione la impiegano nella sintesi delle carbossilasi e del DNA. La cessione della biotina dalla madre al feto avviene mediante un carrier dipendente dal gradiente Na+/Cl- a livello della barriera placentare, facendo sì che si accumuli nei trofoblasti per poi essere rilasciata nella circolazione fetale a piccole dosi. Studi condotti su svariate specie di mammiferi hanno ricollegato la carenza di biotina a effetti teratogeni, mentre alcuni trial hanno evidenziato nelle donne in gravidanza, specie nel primo trimestre, una maggiore escrezione di acido 3-idrossi isovalerico (3-HIA) che riflette una ridotta attività della metilcrotonil CoA carbossilasi e un deficit nello status della biotina. Ne consegue la necessità di valutare con attenzione un adeguato intake della biotina in gravidanza. Nei fumatori, specie nelle donne, si osserva un catabolismo accelerato della biotina; lo stesso avviene nell’ambito di certi regimi terapeutici, tra cui l’uso cronico di farmaci anticonvulsivanti (fenobarbital, fenitoina e carbamazepina). Occorre fare attenzione anche in caso di integrazione con acido lipoico, una sostanza che compete con l’assorbimento della biotina a livello del sistema di trasporto multivitaminico sodio-dipendente (SMVT).
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Articolo tratto da FarmaciaNews