Dopo aver espresso valore durante il lockdown nella farmacia di comunità così come in quella ospedaliera, la galenica affronta una fase decisiva, che potrebbe promuovere l’attività di preparazione sul territorio
Se la pandemia è stata una (drammatica) occasione per valorizzare le performance dell’industria farmaceutica, è altrettanto vero che le aziende non sono state le uniche a produrre una risposta brillante.
L’inerzia strutturale della produzione industriale depotenzia la capacità di replica immediata. Non solo: prima ancora di procedere a modifiche della catena di realizzazione dei prodotti, occorre capire quali sono le reali esigenze di cura, se possono essere effettivamente soddisfatte e come.
Se tempi così lunghi sono pienamente legittimati dallo sviluppo di un vaccino, non si può dire altrettanto di una formulazione alternativa a quella solida orale per un paziente intubato o a dosaggi pediatrici di farmaci presenti in commercio solo nella versione per adulti.
La farmacia ha saputo, in tempi convulsi e contratti, comprendere le nuove necessità del pubblico e riorganizzarsi per farvi fronte, generando soluzioni con criteri di forte personalizzazione, ma anche tamponando necessità sociali più estese.
La pandemia ha anche rimarcato l’importanza di costruire network fluidi e capillari all’interno dei quali, in condizioni di allarme, possano circolare agilmente informazioni e prodotti, riflessioni e soluzioni. La stretta collaborazione fra Sifap e Sifo (Società Italiana dei Farmacisti Ospedalieri) ha permesso la stesura in tempi record di istruzioni operative per la soluzione di problemi contingenti e ha auspicabilmente avviato una fase di progettualità comune che potrebbe portare a miglioramenti significativi su vari fronti.
Le tre direttrici dello sviluppo futuro
Uno, il più macroscopico, è quello della formazione: gli alti livelli di qualità della galenica, l’evoluzione della normativa, le complessità nella gestione delle apparecchiature del laboratorio richiedono una preparazione accurata e completa, che non può risolversi nel corso di Laurea e che necessita di un aggiornamento continuo.
La scelta di sviluppare il laboratorio galenico richiede, inoltre, grande impegno e uno spiccato orientamento alla visione sociale della figura del farmacista. Impone di protendersi in un investimento a lungo termine, perché il ritorno economico non è immediato, ma lo sforzo nell’implementazione di strumentazione e soluzioni organizzative sì. Il terzo punto è quello della sostenibilità: evidentemente la galenica non può essere più economica del prodotto industriale, ma, entro certi limiti, può contribuire alla riduzione degli sprechi.
Come ha sottolineato Carlo Gaudio, consigliere di amministrazione Aifa e direttore del Dipartimento di Scienze cardiovascolari e respiratorie dell’Università La Sapienza di Roma in un articolo scritto per l’Huffington Post, sono 8 miliardi le compresse che, inutilizzate, vengono lasciate scadere ogni anno nel nostro Paese.
Questo volume corrisponde al 30% delle dosi di farmaco che gli ospedali e i cittadini italiani acquistano ogni anno. Gaudio fa i conti: «Dato che la spesa per farmaci in Italia è di circa 29 miliardi di euro, il costo medio unitario di farmaco è dunque superiore ad 1 euro per dose. Dunque, lo spreco assomma ad almeno 8 miliardi di euro, dei quali gran parte potrebbero essere recuperati».
Fonte: https://www.farmacianews.it/formazione-visione-sociale-e-collaborazione-direttrici-di-sviluppo-della-galenica/