La sanità digitale interessa molto agli italiani: nove persone su dieci hanno utilizzato qualche tipo di servizio elettronico legato alla salute negli ultimi dodici mesi. Lo riporta Il Sole 24 Ore in un articolo che esamina una ricerca della società Statista.
Nove italiani su dieci hanno utilizzato servizi di sanità digitale nell’ultimo anno: una tendenza favorita anche dalla pandemia, ma destinata a svilupparsi ulteriormente nel prossimo futuro.
L’indagine di Statista ha messo in luce quanto i cittadini italiani abbiano sfruttato le possibilità offerte dalla telematica sanitaria e dalla telemedicina per affrontare le loro problematiche di salute. In particolare, spiccano questi dati:
- 2 italiani su 3 hanno utilizzato le ricette on line
- circa il 50% ha consultato i propri dati clinici su una piattaforma remota
- la metà ha fissato un appuntamento attraverso internet
- il 44% ha utilizzato un consulto in linea
- circa un quarto degli intervistati si è avvalso della telemedicina, in particolare per autodiagnosi e controlli da remoto
Certamente la pandemia da Covid-19 ha dato un deciso impulso a una tendenza che peraltro era già avviata e che verosimilmente avrà ulteriori sviluppi anche una volta finita l’emergenza sanitaria.
Negli ultimi due anni le difficoltà incontrate dal sistema sanitario a causa del virus hanno generato un ricorso frequente a iniziative di gestione del paziente a distanza, che hanno coinvolto medici, farmacisti e infermieri del territorio. I risultati ottenuti in queste esperienze e le opinioni favorevoli dei pazienti, dei loro familiari e degli operatori sanitari fanno pensare che la sanità digitale possa avere davanti a sé notevoli prospettive, al fianco e come complemento di visite e cure in presenza.
Su questi temi è intervenuto in questi giorni Francesco Gabbrielli, direttore del Centro nazionale per la Telemedicina e le Nuove tecnologie assistenziali dell’Istituto Superiore di Sanità, che ha partecipato ai lavori della Winter School 2002, organizzata da Motore Sanità, che ha sottolineato l’importanza crescente della sanità digitale e la necessità di utilizzarla nel modo migliore.
Gabbrielli (Iss): “Come inserire correttamente una tecnologia in un servizio sanitario è una questione complessa. La sfida più importante è la trasformazione della pratica medica verso una medicina cosiddetta personalizzata, utilizzando tantissimi dati in più rispetto a quelli utilizzati dalla pratica medica e assistenziale tradizionale”.
Ha detto Gabrielli: “Nessuna tecnologia da sola è sufficiente a risolvere un problema. Siamo noi che risolviamo i problemi utilizzando in modo adeguato una certa tecnologia“. Quindi, “come inserire correttamente una tecnologia in un servizio sanitario è una questione complessa e certamente multidisciplinare”.
Secondo il dirigente dell’Iss, “il servizio di telemedicina va riprogettato da capo ogni volta che ci si sposta di territorio e anche di tipo di pazienti, perché bisogna partire dalle esigenze specifiche che quel servizio dovrebbe risolvere. Inoltre, alcune evoluzioni in atto generano in tutti noi specialisti di settore grandissime aspettative. La sfida più importante è la trasformazione della pratica medica verso una medicina cosiddetta personalizzata, utilizzando tantissimi dati in più rispetto a quelli utilizzati dalla pratica medica e assistenziale tradizionale. Questo grazie a dispositivi digitali che possono essere collocati nel luogo dove vive il paziente, addosso al paziente o dentro il corpo del paziente, dai quali si può ricavare una quantità di informazioni impensabile prima dell’era digitale”.
“Dobbiamo -commenta Gabbrielli- lavorare ancora molto in ricerca applicativa e a livello medico-clinico per poter arrivare a questo risultato, ma le esperienze che facciamo in tutta Italia sono molto promettenti”.
In effetti, la grande disponibilità di dati, la possibilità di integrare le informazioni cliniche, la maggiore facilità di dialogo e collaborazione tra gli operatori sanitari che la telematica consente aprono grandi prospettive per il miglioramento delle cure ai pazienti.
“Gestire i dati sanitari digitalizzati in maniera corretta, coerente e uniforme su tutto il territorio nazionale”
Osserva in proposito Gabbrielli: “È fondamentale garantire un accesso adeguato ai dati dei pazienti e proteggerli. Dobbiamo riuscire però a farlo rendendo i dati comunque utilizzabili dalla comunità scientifica nell’interesse collettivo, sia per attuare la governance di sistema, cioè la programmazione dei servizi sanitari al meglio attingendo i dati dalla realtà di tutti i giorni, sia per motivi di ricerca. Così come per i sanitari è importante l’uso dei dati del singolo paziente per poterlo assistere al meglio. Dunque, condividere i dati -una massa di dati peraltro enorme, sempre in continuo cambiamento- è una priorità. Questa è una sfida molto importante, rispetto alla quale in Italia siamo rimasti un po’ arretrati. Dobbiamo incrementare al più presto la nostra capacità di gestire i dati sanitari digitalizzati in maniera corretta, coerente e uniforme su tutto il territorio nazionale”.
Articolo tratto da https://farma7.it/2022/02/17/a-nove-italiani-su-dieci-piace-la-sanita-digitale/