Il genere e il nome comune derivano dal latino “ros” che significa “rugiada”, e “marinus”, che significa “del mare”, infatti la pianta cresce abbondantemente vicino la costa del mare mediterraneo. Il Rosmarinus officinalis è stato a lungo considerato un simbolo di amicizia e lealtà. Nel Rinascimento diverrà simbolo di dichiarazione d’amore e di fedeltà tra gli amanti, non solo era utilizzato in occasione di matrimoni, ma anche come incenso nelle chiese durante le cerimonie religiose e in banchetti e incantesimi. Gli spagnoli lo venerano come uno dei cespugli che offrì riparo alla Vergine Maria durante la fuga in Egitto e lo chiamano Romero o “fiore del pellegrino”. Sia in Spagna che Italia è stato considerato per secoli una protezione da streghe e influenze maligne in generale.
Oltre ai ben noti usi culinari, varie qualità medicinali sono associate a questa pianta, oggi sono documentate proprietà antibatteriche, antinfiammatorie e spasmolitiche. L’olio essenziale del rosmarino, come riportato dalla Farmacopea Europea (Ph.Eur. 5, 2005), si ottiene tramite distillazione delle sommità fiorite. Tuttavia quasi tutto l’olio essenziale che si trova in commercio viene distillato dai ramoscelli e dalle foglie della pianta raccolti prima che fiorisca.
Descrizione botanica
E’ una delle piante principali che costituisce la macchia bassa mediterranea. Con portamento cespuglioso a volte ascendente a volte prostrato, mai eretto, alto fino a 2 metri, con corteccia bruno chiara, il rosmarino è un arbusto legnoso con gemme perennanti poste tra 20 cm e 2 m dal suolo. Il frutto è uno schizocarpo composto da 4 acheni oblunghi castano chiari. Le foglie sono opposte ed aghiformi, resinose, piccole, strette, larghe soltanto 2-3 mm e lunghe 15-30 mm, revolute sul bordo e sessili; la pagina inferiore, verde scura, ha una peluria tomentosa, la pagina superiore è nettamente più lucida. Contano 4-16 fiori le infiorescenze a racemo, ascellari e brevi, generalmente poste sulla parte superiore dei rami. Il calice è campanulato bilabiato, anch’esso tomentoso che misura 5-6 mm. La corolla ha uno sfarzoso colore azzurro-chiaro o lilla, a volte roseo o bianco, è bilabiata a tubo sporgente, gonfia alla fauce, con il labbro superiore dritto formato da due lobi connati e il labbro inferiore trifido con lobo centrale più grande. I due stami inferiori sono ascendenti e oltrepassano la corolla, quelli superiori sono assenti; lo stilo è semplice a stigma bifido. L’antesi è da aprile ad agosto, tutto l’anno nelle isole e lungo la costa in luoghi particolarmente protetti. Si trova dalle coste tirreniche e ioniche a quelle adriatiche, è presente in tutto il territorio sia in forma spontanea che coltivata, fino ad 800 m di altitudine. Il rosmarino è utile anche per impedire la desertificazione e la rapida erosione del suolo grazie della sua buona resistenza a condizioni ambientali avverse18; è stato anche utilizzato dai ricercatori per misurare la qualità dell’aria nella zona di Palermo analizzando la quantità di IPA presenti nelle foglie19.
Storia e tradizione
Dell’uso del rosmarino si ha testimonianza persino da tavole di pietra sumeriche a scrittura cuneiforme del V millennio a.C.; i greci, che indossavano corone di rosmarino, credevano che rafforzasse il cervello e migliorasse la memoria; in Egitto veniva sepolto con i faraoni. Tradizionalmente, il rosmarino è stato utilizzato per migliorare la memoria e, come tale, ha guadagnato notorietà come simbolo del ricordo e dell’amicizia. Tra i vari utilizzi storici spicca un intruglio di rosmarino chiamato “acqua della Regina d’Ungheria“, così chiamato perché è stato ideato per curare la paralisi della regina: una formula risalente al 1215 d.C. in cui le cime e i fiori di rosmarino venivano macerati e successivamente distillati in acquavite. Questa acqua fu così stimata da avere, al suo tempo, un notevole clamore in tutto il mondo. Era consuetudine in Francia bruciare rosmarino e bacche di ginepro per purificare l’aria e prevenire le malattie. Gli antichi greci bruciavano rosmarino per scacciare gli spiriti maligni e le malattie. È tradizione simile, utilizzata ormai raramente dalle nonne ancora oggi, collocare un ramoscello fresco sotto il cuscino per sfuggire agli incubi. Sulla base di un sondaggio etnofarmacologico in Marocco e in Canada, l’uso del rosmarino era comune per i disturbi gastrointestinali in Marocco, ma non in Canada; in Marocco viene utilizzato inoltre per trattare il diabete e l’ipertensione. Secondo un’indagine etnobotanica svolta in Guatemala e risalente al 1988-1989, il rosmarino è di notevole interesse ed è utilizzato nei Caraibi: da queste terre possono emergere ancora oggi informazioni di grande rilevanza. Testimonianze storiche secolari riportano una moltitudine di proprietà che sono state sfruttate da molte popolazioni, tra cui quella mediterranea; queste sono in parte confermate dalla moderna ricerca scientifica. Era dunque impiegata: per alleviare la colica renale, nei disturbi della dismenorrea, dell’apparato respiratorio e della depressione (Machado et al., 2009), per il suo effetto spasmolitico, nella perdita dei capelli, in molti disturbi gastrointestinali, anche in quelli causati da batteri in quanto oggi sappiamo che può essere applicata con successo per l’eliminazione di alcuni batteri patogeni (Tayel & El Tras, 2009). Pierre Jean Baptiste Chomel (1671-1740), botanico francese, annovera tra le sue piante sudorifere il rosmarino; in particolare un infuso di salvia, rosmarino e origano da aggiungere ad un po’ di noce moscata e chiodi di garofano o cannella fa sudare abbondantemente: “le persone di campagna o quelle di corpo robusto guariscono sovente dal reumatismo”; lo utilizzava anche nella sciatica. Più di un secolo dopo Giovanni Pozzi, direttore della Scuola veterinaria di Milano, professore di materia medica, utilizzava il rosmarino per le sue proprietà eccitanti e “diffusive”, operando principalmente nel sistema nervoso, nella dispepsia (come d’altronde gli antichi Greci facevano già); l’infuso vinoso era da lui adottato nelle febbri asteniche e per fare i bagni sulle piaghe sordide e sulla gangrene. Galeno utilizzava il rosmarino per problematiche molto simili, per i “difetti freddi dello stomaco”; esso si oppone dunque alla nausea e al vomito, “rafforza la milza e giova alle ostruzioni del fegato”. Aiuta anche ad alcune affezioni alla testa, oggi infatti in alcuni studi è stato utilizzato per le cefalee con risultati interessanti, e per migliorare la memoria. Giova, per via esterna attraverso massaggi, ad affezioni articolari e nervose “dovute alla freddezza”, probabilmente al dolore articolare e nervoso; assunto in polvere ogni giorno “ristagna i flussi bianchi delle donne”; cotto col vino può dare giovamento alle gengive sanguinanti. Con la scuola medico salernitana il rosmarino entra anche nella terapia delle malattie del cuore.
Composizione ed usi.
Il primo uso di un estratto di foglie di rosmarino come antiossidante risale al 1955 da parte di Rac eOstric-Matijasevic; Berner e Jacobson ottennero un brevetto nel 1973 per la produzione di un estratto di rosmarino ad effetto antiossidante usando un olio come solvente. Quattro anni dopo, Chang et al. riportano un procedimento per l’estrazione di rosmarino e salvia, caratterizzata dalla distillazione sotto vuoto. Inahata et al. ottengono un brevetto nel 1996 per la produzione di antiossidanti inodori da ripetute estrazioni, evaporazioni e purificazioni. In tempi recenti è stata principalmente utilizzata l’estrazione con CO2 supercritica, la quale presenta notevoli vantaggi (estrazione selettiva, costi, etc.) ma una rilevante mancanza rispetto ai solventi organici: la minor capacità solubilizzante per i composti idrosolubili. Migliore ma più costosa è la tecnica Spray-drying che molte aziende usano molto oggi. I principali componenti delle foglie del rosmarino sono: acidi fenolici (acido rosmarinico, clorogenico e caffeico), flavonoidi metilati (genkawanin e luteolina), diterpenoidi come acido carnosolico, carnosolo, rosmanolo, triterpenoidi (acido oleanolico ed ursolico), flavonoidi, tannini e oli essenziali. Il rosmarino sembra contenere anche salicilati. Gli usi medicinali farmacologicamente convalidati sono: antibatterico, anticancro, antidiabetico, anti-infiammatorio e antinocicettivo, antiossidante, antitrombotico, antiulcera, nei deficit cognitivi, antidiuretico ed epatoprotettivo. Persino la Commissione E tedesca ha approvato l’assunzione delle foglie di rosmarino per il trattamento della dispepsia e l’olio essenziale di rosmarino (usato esternamente) nei dolori articolari e nella cattiva circolazione; quest’ultimo è impiegato in aromaterapia in diffusori, creme, lozioni, oli, incenso e altri prodotti. Studi sperimentali promettenti hanno dimostrato attività efficaci sulla spasticità dei dotti biliari e dell’intestino tenue aumentando peraltro la secrezione di bile, quest’ultima accompagnata da un effetto colagogo (ESCOP, 1997; Wichtl e Bisset, 1994), sembra avere un’attività inotropa positiva aumentando, oltre al resto, il flusso nelle coronarie. La farmacopea britannica sottolinea l’attività carminativa e spasmolitica del rosmarino. Gli attuali usi cosmetici abbracciano il trattamento della cellulite, delle rughe e la normalizzazione della secrezione della pelle quando questa è eccessiva.
Le foglie contengono oltre il 2,5 % di o.e., la composizione, che varia in base al chemotipo, è la seguente: canfora (5-31%), 1,8-cineolo, alfa-pinene (9-26%), borneolo (1,5 – 5%), canfene( 2,5 – 12%), beta-pinene (2.9%), limonene (1,5-5%), verbenone (2,2-11,1) betacariofillene (1,8-5,1%) e mircene (0,9-4,5%).
In uno studio è stato valutato l’o.e. di rosmarino nella carie mostrando una buona attività contro i batteri cariogeni, in particolare S. sobrinus e S. salivarius; in effetti, sembra inibire anche lo S. mutans. In combinazione con o.e. di menta ed eucalipto viene utilizzato come decongestionante e per attenuare dolori muscolari e dolori in generale. Questo prezioso olio essenziale possiede anche la capacità di inibire in vitro la formazione del biofilm in maniera più potente della clorexidina ma non dell’o.e. di Menta piperita. Nel Regno Unito è registrato un prodotto la cui formulazione comprende il rosmarino insieme alla centaurea (Centaurium erythraea R.) e al levistico (Levisticum officinale Koch) per complicazioni urinarie associate a cistite nelle donne. L’o.e. di rosmarino può essere adulterato con olio di canfora bianco, con una frazione dell’o.e. di eucalipto, con l’o.e. di Salvia spagnola, con l’o.e. di trementina o di petrolio. La qualità può essere accertata in base alla solubilità in alcool o dall’utilizzo del test dello iodio. Un Trial controllato randomizzato cross-over in doppio cieco ha esaminato gli effetti acuti di dosi differenti della polvere di rosmarino sulle funzioni cognitive in 28 anziani (età media 75 anni). I risultati sono interessanti ma essendo il campione e il tempo di somministrazione ridotti non è possibile trarre conclusioni definitive riguardo l’efficacia del rosmarino nel miglioramento della memoria20. Un altro studio, più recente, che utilizza l’aromaterapia, scopre che l’olio essenziale di rosmarino ha un potenziale per migliorare la funzione cognitiva, specialmente in pazienti con Alzheimer21. Strano però che l’utilizzo di questa pianta sulla memoria abbia solcato tempo e popoli, i secoli non hanno scalfito questo uso che ancora oggi vanta una certa costanza. Se nulla di definitivo si può dire, a dare speranza è un interessante articolo, peraltro recente, sull’effetto di alcuni diterpeni del rosmarino sull’Alzheimer.
I diterpeni del Rosmarino
Lo sfruttamento su scala industriale del rosmarino come conservante e come additivo antiossidante è attribuito principalmente ai suoi costituenti fenolici, soprattutto ai diterpeni. Grazie alle caratteristiche strutturali, questi composti mostrano una vasta gamma di effetti farmacologici: antiossidante, chelante e anti-infiammatorio. Questi meccanismi sembrano essere coinvolti nel potenziale effetto terapeutico sull’Alzheimer: il trattamento con sostanze multifunzionali costituisce un approccio terapeutico valido. Ulteriori ricerche in questo campo quindi dovrebbero fornire prove aggiuntive sul potenziale farmaceutico di tali diterpeni, la ricerca clinica a questo riguardo è dunque ben giustificata. Di questi, due diterpeni in particolare (carnosolo e acido carnosico), presenti principalmente nelle foglie, mostrano effetti neuroprotettivi sia in vitro sia in modelli sperimentali in vivo. In certi casi l’acido carnosico esercita effetti protettivi su cellule neuronali più intensamente di resveratrolo o del sulforafano5. Uno studio interessante, pubblicato da una prestigiosa rivista, ha osservato il comportamento di un estratto idroalcolico, di una nota azienda italiana del settore, sulla proliferazione di linee cellulari di melanoma umano, solitamente altamente resistente agli agenti citotossici, con ottimi risultati12.
Sicurezza
L’o.e. può essere usato esternamente ma esclusivamente diluito in proporzioni ragionevoli; non a caso la Commissione E ha riferito che l’o.e. può irritare la pelle. Il resto degli estratti, soprattutto infuso o decotto, è sicuro, da attenzionare sono soltanto le reazioni allergiche. In gravidanza può essere utilizzata la foglia nella funzione di aroma negli alimenti; pazienti epilettici non dovrebbero assumere alte dosi di rosmarino in ragione del suo contenuto in canfora che si trova nell’olio essenziale, in quanto potrebbe indurre convulsioni.
Infine, curioso è uno studio che ha analizzato la sicurezza del rosmarino cresciuto nei pressi di una fonderia, il cui assorbimento di metalli e metalloidi dal suolo potrebbe presentare rischi di tossicità; il risultato conferma l’aumento della biosintesi di composti antiossidanti nella pianta che cresce in siti contaminati. Anche se il rischio per la salute di un’esposizione a lungo termine non è facile da spiegare, l’uso di questo olio essenziale dal sito contaminato appare come sicuro.
Autore: Fabio Milardo
Fonte: https://www.fabiomilardo.it/2020/02/26/rosmarino-rugiada-del-mare/