Il vaccino anti-Covid non serve solo agli esseri umani, ma anche agli animali.
È urgente proteggere alcune specie selvatiche a rischio estinzione, come la specie dei furetti dai piedi neri del Centro di Conservazione in Colorado che sono stati i primi animali selvatici a ricevere un vaccino sperimentale anti-Covid.
La Veterinaria dell’Istituto Zooprofilattico Piemonte, Maria Caramelli, spiega che nei furetti è stato somministrato un vaccino inattivato in grado di stimolare la produzione di anticorpi nell’animale.
Il furetto si è dimostrato molto sensibile al nuovo Coronavirus e, presentando caratteristiche di replicazione virale simili a quelle umane, viene anche molto studiato per la preparazione di farmaci e vaccini.
La vaccinazione, in questo caso, ha quindi lo scopo di evitare l’estinzione di una specie.
Visto che gli animali selvatici rappresentano il serbatoio dell’infezione, la loro vaccinazione tutela anche le persone rafforzando le difese nei confronti dell’epidemia.
Sars, Mers e Covid non sono le uniche malattie di origine animale con cui l’uomo ha fatto i conti, il salto di specie è molto frequente.
La maggior parte di malattie infettive emergenti degli ultimi 30 anni, nell’uomo, arriva dagli animali, soprattutto dagli animali selvatici.
Un virus può tornare dall’uomo all’animale, ad ogni salto di specie però, il virus può cambiare per adattarsi all’ospite e non è detto che non torni all’uomo mutato.
Il rischio quindi è quello di non controllarlo più e non avere le armi adeguate per combatterlo.
Arriveranno i vaccini anche per cani e gatti, anche se questi non rappresentano una fonte di infezione per l’uomo e la vaccinazione al momento può essere solo superflua.