Non esiste un’età precisa e univoca in cui un cane possa essere considerato anziano perché è proprio la taglia dell’animale a stabilire la vita media del cane e l’età massima che, indicativamente, può raggiungere.
Un cane di taglia grande si considera anziano già all’età dei sei anni, rispetto ad uno di taglia media che viene considerato anziano a circa dieci anni.
La vecchiaia non arriva in modo improvviso, ma si tratta di un lento processo naturale che comporta una serie di alterazioni sia a livello fisico che comportamentale.
Dal punto di vista fisico, gli effetti dell’invecchiamento sull’organismo sono rappresentati da un declino delle capacità funzionali degli organi, diminuzione della massa muscolare, aumento della percentuale del grasso corporeo, velatura dello sguardo, opacizzazione del mantello con comparsa di peli bianchi o riduzione dell’udito.
Di fondamentale importanza nel soggetto anziano è l’alimentazione, infatti è necessario garantire al cane un adeguato apporto di proteine, vitamine, Omega-3 e Omega-6 con proprietà immunoregolatrici e neuroprotettive.
Per quanto riguarda il comportamento, un cane anziano è un animale meno vivace e più lento nei movimenti.
Il cane può non rispettare più comportamenti sociali acquisiti e abitudini consolidate con il proprietario, si può manifestare una fisiologica perdita nella risposta ai comandi e nelle acquisizioni di base quali l’obbedienza, le norme igieniche, il ritmo di vita che aveva con il proprietario.
Talvolta vedendo il cane stanco e meno vivace, il proprietario decide di interrompere le attività motorie, questo, secondo il Medico Veterinario, Dott.Stefano Corbetta, però è un errore.Le interazioni quotidiane e rassicuranti tra animale e proprietario attraverso il gioco, le cure e le passeggiate permettono di favorire e risvegliare la loro stimolazione mentale rallentando così l’invecchiamento.